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Toor è un gioco di ruolo fantasy , ambientato in un piccolo regno isolato dal
resto del mondo ed economicamente autosufficiente, il regno di Inear, che riposa
su un’isola detta semplicemente l’Isola.
L’ambientazione non è di tipo tolkieniano: i personaggi appartengono a dei
clan che si distinguono per competenze e caratteri fisici, ma sono sempre tutti
umani; la prima ispirazione per questa ambientazione si trova nel romanzo di
fantascienza Geta – di Donald Kingsbury –, nel quale, similmente a quanto
avviene su Inear, i vari clan si distinguono anche per i tatuaggi che ricoprono i
loro membri.
In generale, il modello in quanto a coerenza e dettaglio nell’ambientazione è
la scrittrice Shery Tepper, un’altra autrice di fantascienza.
Per alcuni incantesimi, infine, è stata decisamente illuminante la saga di
Alvin, di Orson Scott Card.
In questa terra popolata da diverse razze umane, ci sono draghi e mostri vari,
ma il grosso delle avventure si svolge fuori dalla terra dei mostri, le Maleterre.
E similmente al mondo di Tolkien, Inear è un luogo ricco di storia e di storie che
permeano non solo i luoghi che i personaggi avranno modo di visitare ma anche
i personaggi stessi e addirittura i mostri (mai visto un ciclope con un forte senso
del divenire storico?).
Non si tratta di heroic fantasy: le relazioni sociali sono più importanti
dell’abilità con la spada, e sapere a chi domandare e cosa è decisamente più
profittevole che sapere come uccidere.
Non si tratta neppure di fantascienza travestita da fantasy alla Darkover:
niente automezzi volanti, razzi spaziali o spade laser.
Ha caratteri propri, che è meglio scopriate da soli, basti sapere che entro certi
limiti si tratta di un mondo nuovo, tutto da esplorare. E, come inevitabilmente
accade nei giochi di ruolo, tutto da inventare.